CHI HA BLOCCATO L’ASCENSORE SOCIALE ?

In un famoso romanzo di Stendhal “Le rouge et le noir” (Il rosso ed il nero), pubblicato in Francia nel 1830, il protagonista, un giovane ambizioso che oggi avremmo definito “rampante”, si domandava quale colore dovesse adottare per salire la propria scala sociale: il nero della tonaca del seminarista, che avrebbe portato alla carriera ecclesiastica, o il rosso della divisa dei soldati, che avrebbe portato alla carriera militare.

Effettivamente all’inizio del ‘800 non erano molte le possibilità, per un giovane borghese, di poter assurgere ad una condizione migliore rispetto a quella a cui era destinato.

Infatti bisogna aspettare la fine del Ventesimo secolo per vedere affermarsi il concetto associato alla meritocrazia, tale per cui le persone sono socialmente promosse in base al loro talento piuttosto che alla loro nascita.

Dopo la seconda guerra mondiale, in effetti, ci fu un consenso generale sul bisogno di promuovere gli individui sulla base del loro talento e della loro cultura. Le motivazioni erano varie: la giustizia sociale (si stavano pesantemente affermando partiti politici di borghesi ed operai), l’efficienza economica (un’azienda industriale per crescere ha bisogno di capitale umano disponibile ed acculturato) e la mobilità sociale (una generale ascesa economica della società avrebbe anche comportato un ampliamento dei mercati e del relativo business).

Per un lungo periodo, basandosi sull’impegno, sul sacrificio e sul merito di milioni di persone, colonne portanti dell’ascensore sociale, le principali nazioni europee (Gran Bretagna, Francia, Germania ed Italia) hanno avuto una crescita economica sostenuta e anche buone opportunità di crescita sociale.

Ora sembra che l’ascensore sociale abbia rallentato o addirittura si sia fermato. Le motivazioni sono varie: l’economia è stagnante ed ha messo in crisi le principali industrie nazionali, la politica di sinistra si preoccupa di equità trascurando l’uguaglianza di opportunità, la politica di destra pensa al mantenimento degli assetti attuali, con la ricchezza ben consolidata in mano ad una ridotta parte sociale. In effetti le persone abbienti stanno comprando i privilegi per i loro figli, tramite buone scuole e le migliori università, a discapito della restante parte sociale.

Ma allora come possiamo far ripartire l’ascensore sociale ?

Dobbiamo iniziare a premiare il merito, dovunque esso sia, senza aver paura della diversità, sia sociale che culturale. La diversità potrebbe essere lo strato sotto il quale cova il talento e la capacità. Pertanto, in mezzo ad un gruppo di omologhi, spesso è premiante l’inserimento di uno o più elementi contrastanti, perché spingono il gruppo ad avere diverse angolazioni di veduta e trovare modalità di soluzioni innovative.

Sappiamo che il talento è la capacità innata di fare qualcosa, mentre il merito si acquisisce con lo studio e l’impegno. Michael Young, che ha coniato la parola meritocrazia, la definisce “IQ” più “Impegno”. Ma molti iniziano a pensare che potrebbe anche essere definita come “IQ” più “Impegno” meno “Pregiudizi”.

 

ACTION ICT (Maggio 2022)

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